L’ERESIA DI EUGENIO E TAMARA
Ho conosciuto Eugenio Rosi con sua moglie Tamara e i loro vini a Verona durante una cena offerta dall’amico Hiroto Sasaki un importatore giapponese di vini italiani “diversi”. Io che mi occupo da un po’ di anni di assaggiare e capire il mondo dei vini naturali, siano essi biodinamici o no, ho oramai realizzato che per proporti con certe bottiglie devi avere qualche ruota fuori posto e una buona dose di incoscienza. Dico questo perché fare vino rispettando l’ambiente, rinunciando alle scorciatoie della chimica sistemica, usando lieviti naturali e non filtrando ha dei costi altissimi e dei rischi non sempre facili da prevedere e affrontare per tempo. Eugenio e Tamara sono apparsi alla cena veronese e mi hanno trasmesso immediatamente un immagine di persone d’altri tempi : lui capelli lunghi e barba incolta, lei con un treccione di capelli rossi e un sorriso larghissimo; come in una foto scattata all’Isola di Wight nel 1970 durante l’ultima esibizione di Jimi Hendrix. Siccome dal primo momento che ho infilato il naso del bicchiere dove mi avevano versato l’Anisos, non ho ho fatto altro che odorarlo per tutto il resto della cena, dopo qualche ora Tamara col sorrisone stampato mi chiede:”Senta, è tutta la sera che annusa il nostro vino; c’è qualcosa che non va?” – “ No Signora va tutto bene, mi sono solo innamorato…!” Eugenio Rosi si definisce un Artigiano del vino: lavora su vigneti in affitto nella Vallagarina in Trentino e ha iniziato a produrre per se stesso relativamente da poco dopo un lungo periodo di lavoro da enologo presso altre aziende. E’ quello che si può definire, senza paura di incollare etichette a effetto, un eretico nel senso più ampio della parola: oltre a non usare chimica, a non filtrare, a vinificare i bianchi con lunghissimi contatti sulle bucce arriva a produrre il Marzemino “Pojema” con la tecnica del governo e una parte delle uve appassite quasi fosse un Amarone
ANISOS 2007 bianco igt Vallagarina
Tornando a ANISOS, quello che ho annusato sotto ipnosi per un paio d’ore, è un bianco realizzato da un 60% di Pinot Bianco con 20 e 20 di nosiola e chardonnay; macerazione sulle bucce per un paio di mesi e maturazione in botti grandi di rovere senza, ovviamente, alcuna filtrazione. Ha una colore sensuale e caldo di giallo limone pieno e carico; il naso si allarga con sorprendente ampiezza con raffiche di suggestioni di frutta stramatura e confettura di tamarindo, spezie e sfumatura di vaniglia, brezza iodata e roccia calda. In bocca ha un ingresso importante e largo che rivela una struttura ossuta, un acidità ancora importante fa da spalla a un impatto glicerico che rende il vino quasi masticabile anche a basse temperature (che sconsiglio!); il frutto ritorna puntuale e riconoscibile ad ogni deglutizione rendendo il momento retronasale bello quanto quello olfattivo. Sapidità e lunghezza aromatica chiudono quella che è stata per me la più bella sorpresa della mia sei giorni veronese… fuori dalla noia del Vinitaly!
AZIENDA AGRICOLA EUGENIO ROSI
Via Tavernelle, 3/b – 38060 VOLANO (TR)
Tel. 0464.461375
18 maggio 2010 alle 22:26
Dovrebbe essere molto buono. Pinot e nosiola si sposano molto bene.