L’ambiente è dentro.

26 dicembre 2009  |  di Piero Careddu

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Dal mio meraviglioso esilio di campagna ho un punto di osservazione nuovo ed efficace; paradossalmente riesco ad osservare meglio le cose del mondo,  lontano dal mondo e senza vederlo. Il contatto così diretto e carnale con la natura, anche nei momenti di grande lavoro, ti lascia pensare tutto in maniera più pulita e lineare, anche più dura e intransigente, ma con la positività che solo la Grande Energia può infondere.  Tempo fa ho scritto da qualche parte quanto è diventato fondamentale che tutti coloro che hanno a che fare con cibo e vino, siano essi cuochi, ristoratori, giornalisti, escano allo scoperto e dichiarino pubblicamente quanto sono realmente interessati a diventare delle avanguardie in questa difficile guerra per salvare laTerra dalla distruzione. Nessuno come chi fa da mangiare ha oggi l’obbligo morale di non limitarsi a fare dei buoni piatti ma deve trasmettere dei messaggi autenticamente rivoluzionari su ricerca di materie prime sane e, di conseguenza, acquistate da produttori coraggiosi che rinunciano a stuprare la loro terra con l’uso più o meno massiccio di chimica di sintesi. Oggi in materia di ambientalismo c’è tanta confusione e una pessima informazione proprio da parte degli stessi ambientalisti: si continua a parlare, giustamente, di emissioni come se fossero l’unica causa del disastro e solo pochi citano l’altro grande fattore scatenante che è l’agricoltura industriale. Oltre ad avere reso la terra allo stato di un malato terminale, tenuto in vita da quel polmone artificiale che sono i fitofarmaci, ha cambiato totalmente la logica dei consumi petroliferi; tra le centinaia di sciagurati danni dell’agricoltura intensiva basterebbe citare proprio quest’ultimo aspetto su tutti: ogni essere umano consuma in media 7000 chilocalorie al giorno di combustibili fossili solo per allevamento e coltivazioni… se si va a vedere il costo di energia dell’intera filiera alimentare (ulteriori 20000 chilocalorie) si farà la drammatica scoperta che, solo per mangiare, facciamo fuori ogni giorno un terzo del petrolio mondiale! Da brividi!!!

C’è da dire che questa guerra dura e piena di trappole la dobbiamo combattere minuto per minuto a partire dal  nostro stile di vita; noi, insieme ai consigli d’amministrazione delle multinazionali, siamo i nostri nemici più temibili. Osservo molti cari amici, che in quanto tali adoro, sempre pronti a battersi il petto contro il nucleare, in prima fila contro i disastri della globalizzazione, urlare il loro sdegno contro le ecomafie: molto spesso questi stessi compagni d’avventura mangiano quintali di carne all’anno, fanno uso pesante di alcool, fumano quaranta sigarette al giorno, non fanno mancare la cocacola dal loro frigorifero. Non me ne vogliano queste persone distratte anche perchè sono il primo, in materia di coerenza, a dover lavorare parecchio, però se pensiamo che il fututo nostro e dei nostri figli sia in pericolo e che le uniche proposte politiche credibili sono quelle che hanno al centro ecologia e ambiente, sarà il caso di iniziare a predicare bene e razzolare meglio! L’ambiente è prima di tutto dentro di noi.

PS: un affettuoso grazie alla mia amica Rosella Molinu, sassarese ma oramai cittadina newyorkese da svariati anni, che mi ha permesso di utilizzare la foto che apre queste riflessioni; gliel’ho chiesta per l’alto valore simbolico della posa di Rosella e del sito: una cascata di Haiti considerata sacra dai voduisti haitiani per il potere purificatore di quell’acqua…

7 Commenti a “L’ambiente è dentro.”

  1. Antonio Canu scrive:

    maestro, il fatto che non mangi quasi carne, che abbia moderato il consumo di alcol (senza rinunciarci, ecchecazzo! se no di che minchia parlo su Taribari :-) e che non beva cocacola mi consente di continuare a fumare le mie fottute sigarette?

  2. piero scrive:

    Antò le mie riflessioni avevano ovviamente un carattere molto molto generale e, soprattutto, non risparmiavano neanche il sottoscritto che, per quanto si sforzi, ancora è ben lontano dal potersi ergere a predicatore… ma sono certo che hai capito che volevo solo dire che chi crede veramente che l’ecologia sia il fulcro delle battaglie per rovesciare le logiche di governo di questo mondo, debba essere il primo a contribuire cambiando anche a poco a poco il proprio modo di vivere.

  3. Antonio Canu scrive:

    FIGURATI MASTRU, MESSAGGIO RICEVUTO E CONDIVISO. SOLO CHE LO SAI CHE PATISCO MOLTO LE MIE INCOERENZE. PENSA SOLO ALLA MACCHINA CON CUI GIRO E A QUANTO GIARNO LE BALLE ALL’AMBIENTE OGNI VOLTA CHE LA ACCENDO!

  4. jaco scrive:

    Ho letto con grande interesse quanto ha scritto Piero. Negli anni ho avuto discussioni molto accese con amici ecompagni circa il rispetto della terra e del suo fragile ecosistema. Vorrei cercare di far notare alcune difficoltà relative alla selezione dei cibi. Nella mia vita, anche grazie al fatto che provengo da una famiglia con forti radici nel mondo gro-pastorale, ho sempre mangiato prodotti genuini e stagionali. Mia madre tuttora non acquista pomodori in questo periodo perché vengono tutti dalle serre e lei ama usarli solo in primavera-estate!. Una volta arrivato nel meraviglioso mondo dell’università io, come la maggior parte degli studenti, dobbiamo affrontare molti sacrifici per riuscire a far quadrare il bilancio, che come si può immaginare al suo interno ha tante voci di costo (cibo compreso). Gli studenti mangiano male. Troppe calorie, troppi cibi grassi, troppe “merendine”. Insomma una dieta non meravigliosa! Perchè? La risposta che molti miei amici danno è legata al costo

  5. jaco scrive:

    …i cibi genuini hanno generalmente un prezzo superiore alle “cose” che lo studente acquista.
    Lo studente (salvo alcuni vegetariani) per sostenersi nelle fatiche dello studio abbisogna di molte calorie che molto spesso ritrova in cibi dolci o in piatti a base di carboidrati (paste di scarsa qualità e condimenti altrettanto precari). Come sappiamo la vita dello studente non dura in eterno e, nonostante la crisi del mercato del lavoro, prima o poi tutti noi lavoreremo e vedremo il nostro reddito aumentare. Ma vi chiedo, le abitudini alimentari dello studente squattrinato rimarranno? Purtroppo credo di si!
    Perchè non creare una guida alimentare che insegni come selezionare i prodotti senza distruggere le tasche del povero studente? Una guida che, partendo da più budget economici, fornisca non solo ricette easy and cheap ma anche una mappa dei luoghi in cui potersi rifornire nella nostra sassari. Una guida, che rispetti il territorio, la stagionalità dei prodotti,che insegni….

  6. jaco scrive:

    alcuni consigli per risparmiare tempo e denaro in cucina senza per forza ferire il proprio corpo ed il nostro ambiente. La filosofia che dovrebbe guidare “la guida”, scusate il gioco di parole, dovrebbe essere quella di plasmare delle giovani menti, di educarle al cibo, una guida che non dovrebbe dare niente per scontato e che allo stesso tempo sia fruibile da chiunque. Se i cittadini imparassero a mangiare bene, se imparassero a conoscere tutti (o quasi) gi ingredienti che possono cotribuire ad una alimentazione sana ed qequilibrata, forse parte del nostro piccolo micro-mondo direbbe GRAZIE.

  7. piero scrive:

    Caro Jaco, so chi sei e quanto non appartieni alla categoria di chi si accontenta di cibi in scatola e merendine. Capisco la condizione degli studenti fuori sede, la mancanza di tempo e il costo del cibo. Però permettimi di dire che alla base di tutto c’è anche una buona dose di pigrizia. Farsi da mangiare con dei piatti semplici e a basso costo (ce ne sono un’infinità) è anche un modo di volersi bene e un gesto d’amore verso chi ci è vicino. Chi si vuole davvero bene non può non trovare un’ora al giorno (tra pranzo e cena) per farsi una zuppa contadina, uno spaghetto semplice, un pesce povero in tegame… credimi basta volerlo e si può scoprire che costa meno che comprare cose già pronte!

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