Ijahman Levi: reggae biodinamico

10 settembre 2009  |  di Antonio Canu

haile_i_hymn.jpg

Il più intenso, spirituale, mistico tra i dischi della storia del reggae: “Haile I Hymn”. Il primo disco di Ijahman Levi, uscito nel 1978 per la Island, è il lavoro di un profeta. E pensare che al suo apparire nei negozi di dischi i soliti integralisti, prevalentemente bianchi, del reggae lo snobbarono considerandolo poco “nero”. Colpa della presenza di alcuni turnisti bianchi di lusso, tra i quali Steve Winwood all’organo, e della presenza tra la strumentazione di flugel horn e flauto inediti nel reggae. Ora, posto che Winwood era il bianco più negro del music biz, il resto della band annoverava alcuni dei fondamentali turnisti storici del reggae da Sly Dumbar e Robbie Shakespeare a Earl ‘Chinna’ Smith. Certo la musica di Ijahman, creativa, innovativa e originale, conteneva elemeti del roots reggae inglese della diaspora che venivano reinteriorizzati e rijamaicanizzati con un attitudine che, a rischio di alimentare l’eresia, potremmo definire progressive reggae.

“E’ meglio per un uomo riuscire a conquistare se stesso che per un re conquistare e catturare molte città”. Questo detto biblico è stato ed è ancora la principale ispirazione dell’arte, della musica, della vita e della ricerca interiore di Trevor Sutherland da quando, abbandonato il suo nome da schiavo nei primi anni ’70 in carcere, si convertì al Rastafarianesimo e divenne Ijahman. Arte, musica e religione sono da allora inscindibilmente legate in una quest mistica e artistica unica. Ma sono i contenuti musicali e dei testi del disco che gli fanno raggiungere una delle più alte vette del rastafarianesimo in musica.

Solo quattro brani. Lunghissimi. Lenti e ipnotici. Dei veri e propri mantra, intensi fino alla trance. Dominati dalla voce angelica di Ijahman, alta, densa di sfumature, in costante preghiera a Jah e alla sua incarnazione terrena: Haile Selassie il Ras Tafari, Re dei Re, Signore dei Signori, Leone conquistatore dela tribù di Giuda.
“Conscious and religious roots reggae”, questa la definizione data della musica di Ijahman Levi nelle enciclopedie musicali, ma ascoltandola suona quasi riduttiva.
Tra i quattro brani del suo esordio è forse “Zion Hut” il più rappresentativo. 12 minuti e mezzo d’amore. Una melodia meravigliosa, l’afflato mistico che non copre – come di consueto nelle religioni di orgine africana – la spinta sensuale che, complici le percussioni niyabingi, fa muovere i fianchi col ritmo lento del coito e proietta la mente in altri mondi. Ma tutti gli altri brani sono dei veri e propri inni sacri. “Jah heavy Load” che, forse per la contenuta durata – “solo” 5 minuti – fu l’unico a godere a suo tempo di un discreto airplay, “Jah is no Secret” che apre il libro delle Rivelazioni, cita “River of Babylon” e nei lunghissimi 10 minuti di durata proietta in un diverso piano di coscienza ed infine “I’m a Levi”, inno all’amore e alla fratellanza, cantico panteista che vede il Supremo Jah Rastafari manifestarsi nella bellezza assoluta di un’alba sulle Blue Mountains tra il fumo dell’umidità e della ganja accolto dai canti e dalle danze.

log249474808.jpgA casa, se vi va di procurarvi ed ascoltare questo dimenticato capolavoro sognando quell’alba jamaicana, l’abbinamento ideale è con un vino che porta in se il sacro del’ital col suo essere un prodotto naturale lontano dalla chimica di sintesi e prodotto in armonia con i cicli naturali e nel più assoluto rispetto della terra e della materia prima come tutti quelli della meravigliosa setta biodinamica della “Triple A”: il Muscat de Rivesaltes 2004 del Domaine Cazes. Dai 28 ettari di moscato di Alessandria del domaine curati con i più rigorosi dettami della biodinamica dalla famiglia Cazes nasce, nel sud della Francia tra i Pirenei e il Mediterraneo, questo vino dolce naturale di grande personalità e ampio ventaglio di profumi ed emozioni. Così come nel disco di Ijahman il dolce non stucca prchè è equilibrato dal ritmo in levare dell’acidità. E ogni sorso dispensa ai nostri sensi, come ogni nota del disco del profeta, la benedizione animista della natura. One love!

4 Commenti a “Ijahman Levi: reggae biodinamico”

  1. piero scrive:

    Bentornato lavativo sfaticato imboscato da mesi e mesi! ora alza il tuo culo sudato dalla poltrona e mettiti a scrivere tutti I giorni…

  2. tamara scrive:

    S p e t t a c o l o !!!

  3. gio scrive:

    One love

  4. VANNI SPANU scrive:

    UN DISCO CHE ADORO , NELLA MIA REGGAE DISCOGRAPHY E’ PRESENTE IN TRE COPIE :VINILE, CD EUROPEO ISLAND REC. 4 TRACCE. E CD AMERICANO TREE ROOTS7 TRACCE.
    QUINDI PER LA MUSICA OK MA PER IL MOSCATO MI ACCONTENTERO’ DI UN TRES MONTES.
    BLESS PEOPLE!

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di mille battute.


caratteri disponibili


ALTRI ARTICOLI