L’ora di gettare la maschera…

19 agosto 2009  |  di Piero Careddu

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Il mondo che cambia e noi che cambiamo. La confusione e la mancanza di prospettive e progetti collettivi credibili. C’è chi ancora  saluta trionfalmente la fine delle ideologie: chi lo fa in buona fede non si rende conto che, e non è una casualità, contemporaneamente sono finite anche le idee. Resta ancora una speranza, un filo che ci può unire per il profondo significato salvifico che si porta dentro: bloccare la distruzione del pianeta; l’ambiente come nodo centrale e assoluto di qualsiasi programma politico. Lo si può fare giorno per giorno tutti partendo dal cambiamento del nostro triste stile di vita. Può iniziare da subito, per esempio, chi fa cucina. Lasciandosi alle spalle tutte quelle scorciatoie che si chiamano supermercato, semilavorati, congelati, allevati e tornando a fare quello che i cuochi e gli osti facevano fino a 40 anni fa: alzare il culo dalla scrivania e andare per poderi, piccoli caseifici, vignaioli, contadini. L’obbiettivo prioritario non è più fare cose piacevoli al palato e belle da vedere ma DEVE essere un’altro: il rispetto della salute di chi si siede ai nostri tavoli! Credetemi e credeteci: è ancora possibile passare a una filosofia di lavoro rigorosa lasciando da parte tanti luoghi comuni e tutti quei fardelli che hanno fatto passare PICCOLA CUCINA per GRANDE CUCINA e PICCOLI CUOCHI per GRANDI CUOCHI… Oggi è credibile chi ha il coraggio di girare le spalle a scenografiche presentazioni giapponesi dei piatti a favore di preparazioni che, oltre ad avere il sapore integro di materie prime vere, siano veicoli di salute! Si può fare. Si deve fare!

A breve lanceremo una importante campagna per la salvezza dell’ARAGOSTA!!! Un animale che, per la cupidigia di chi si nutre di status-symbol, sta sparendo dai nostri mari. A presto…

2 Commenti a “L’ora di gettare la maschera…”

  1. Serra scrive:

    Ardito e coraggioso come sempre! Và avanti così Piè!
    Adiosu!
    Serra.

  2. piero t scrive:

    Condivido pienamente
    in Sardegna si può e si deve fare e nel mio piccolo lo faccio con grandi soddisfazioni, ne giova non solo la salute ma anche l’economia della nostra regione.

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