Appunti d’assaggio di fine 2008
Una carrellata disordinata di appunti di degustazione di bottiglie più o meno interessanti aperte a cavallo tra il vecchio e nuovo anno.
CHATEAU PICHON-LONGUEVILLE 1997 premier cru classèe. Pauillac. France
Abbiamo voglia di fare le pulci ai rivali francesi! Quando decidono di fare eccellenza riescono a lasciarti senza respiro. Un grande bordolese di Pauillac, una bottiglia preziosa che mi sono concesso negli ultimi giorni di un anno da non incorniciare. Potenza ed eleganza convivono in un vino che trasuda seduzione in ogni piega dell’assaggio. Granato scuro, denso e profondo. Naso ampio e complesso con note catramate e di torrefazione. Palato armonico e appagante di aristocratica sobrietà.
MARCHESE DI VILLAMARINA 2000 Sella e Mosca – Alghero
Una conferma di come in Sardegna si possono fare grandi rossi, anche con vitigni internazionali, senza scimmiottare gli inflazionati supertuscans.
Il Marchese è uno dei miei vini del cuore che, quando possibile, bevo sempre con grande piacere. Questo 2000 si presentava cupo e profondo di grande spessore. Naso ricco e suadente col bagaglio varietale del Cabernet Sauvignon al gran completo. Palato largo e di tessitura cashemire. Lungo con retropalato di cilegia stramatura e tabacco.
PICCADE’2007 Isola dei Nuraghi - Gianfraco Manca, Pane e Vino – Nurri (Ca)
Il Piccadè a 12 gradi era un vino che ci aveva sedotto in tanti. Lo avevo nominato da subito il re assoluto dei vini rossi da pesce con quell’incredibile corredo olfattivo dove erano presenti persino delle note agrumate di pompelmo rosa, impensabili in qualsiasi altro vino da uve a bacca rossa. Ora la natura ci da un Piccadè a 13,5 gradi che accogliamo con l’attenzione che merita ma che non ci regala le stesse emozioni del precedente. Un bel vino con tutta la personalità e il carattere dei vini di Gianfranco ma la nostalgia ha già preso piede….
BARROSU 2005
Cannonau di Sardegna doc – Giovanni Montixi – Mamoiada (Nu)
Barrosu in lingua sarda ha significato di guappo, borioso, sborone, spocchioso. Il vino è benfatto e se c’è un appunto che non gli si può fare è la mancanza di tipicità. E’un rosso ridondante, largo e balente già a partire dal colore; un naso piuttosto articolato di frutta cotta e fiori secchi con qualche richiamo di complessità; in bocca l’alcool spadroneggia togliendo equilibrio ma nel complesso siamo davanti a un vino che all’interno di un pranzo invernale fa la sua bella figura…
PIASTRAIA 2OO3
Bolgheri rosso doc – Michele Satta – Suvereto (Gr)
Un Supertoscano che non si presenta con l’antipatica spocchia di molti supertuscans; austero e sobrio ma con la freschezza balsamica che gli conferisce la presenza del sirah; rosso granato piuttosto concentrato ha un naso di buona ampiezza con gamme di odori che spaziano dalle confetture di frutta rossa fino a gradevoli sensazioni animali; palato imponenete ma anche scorrevole che me lo fanno definire un vino importante ma alla portata di bevitori non particolarmente esperti.
ALVAS 2007
Isola dei Nuraghi – Gianfranco Manca – Nurri (Ca)
Aspettavamo da più di un anno, e con una certa trepidazione, Gianfranco Manca alla prova del bianco. E come al solito è riuscito a stupire persino uno come me che segue da sempre il lavoro di questo vignaiolo inquieto e passionale. Se non lo conoscessi avrei pensato ad una provocazione intellettuale ma so che così non è: Gianfranco fa il vino seguendo i cicli naturali e, detto da lui, aggiungendo un unico ingrediente “esterno” che è la preghiera e la meditazione. Non vuole essere personaggio e nella nostra ultima recente chiaccherata ha malcelato un certo fastidio persino per l’etichetta di biodinamico. Realizzato utilizzando sette vitigni a bacca bianca, il vino è giallo ocra, molto velato perchè privo della benchè minima filtratura; il naso è vinoso, aromatico, ricco di sensazioni mielose e candite; in bocca risulta grasso e setoso con il frutto che si impadronisce del palato e continua con buona persistenza anche dopo la deglutizione. Un vino che sa di antico, un vino fatto involontariamente per scardinare tutti i parametri da assaggiatore. Io sono troppo coinvolto, in quanto tifoso, per poter dare un giudizio asettico. Mi è piaciuto e basta, senza perchè e senza spiegazioni accademiche…
TURRIGA 2002
Isola dei Nuraghi – Argiolas, Serdiana
Ogni tanto torno ad aprire una bottiglia di questa star del vino sardo. Si tratta di bottiglie che è delittuoso aprire prima degli 8/10 anni di invecchiamento; non perchè non siano buone anche da giovani ma perchè sicuramente tirano fuori la loro vera identità dopo un adeguato quanto lungo riposo nel fresco di una cantina buia. Lo stile è quello di sempre: naso internazionale pur con caratteri di sardità: su base vanigliata si sviluppano confetture e idrocarburi con cuoio e cioccolato; un palato già armonico, ancora fresco e concentrato di lunghissima persistenza. Un vino al quale è impossibile trovare difetti anche se lo preferirei con il carignano che racconta di più il proprio territorio.
DON CABANON
Spumante Brut Metodo Classico – Fattorie Cabanon – Godiasco (PV)
Da un vino pretendo, prima ancora di pensare che sia buono, di essere interessante e mi faccia pensare, se poi riesce anche ad emozionarmi allora ho fatto il mio bingo! Don Cabanon nasce da Chardonnay e Sauvignon lavorate dal tocco femminile di Elena Mercandelli, proprietaria di questa azienda dell’Oltrepò Pavese. L’originalità di questo spumante sta nella scelta coraggiosa di saltare due passaggi canonici del Metodo Classico: l’aggiunta finale della liqueur d’expedition e la sboccatura…Proprio così! il vino arriva alle nostre tavole così come è stato lavorato nel lungo processo produttivo a partire dalla presa di spuma; perciò sedimento e leggera velatura dovuta alla presenza di ciò che resta dei lieviti e una secchezza particolarmente marcata.
Il naso è decisamete intrigante con sensazioni vegetali fiorite, frutta a polpa bianca e agrumi con suggestioni di una certa complessità. Al palato grande cremosità con buone note di freschezza e persistenza.
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