TATIANA E CARLO: BAHIA-ANGLONA SOLO ANDATA

19 febbraio 2016  |  di Piero Careddu

FACCIA A FACCIA CON LA COPPIA “METICCIA” DEL VINO SARDO. CARLO E TATIANA DI DEPERU&HOLLER DI PERFUGAS-BORTIGIADAS

http://www.deperuholler.com/

Giornate che rimangono nella memoria. Tornare a casa con la certezza di avere trovato degli amici in persone che non avevi mai visto fino ad’oggi e il pur ottimo vino, motivo primario della gita, passare in secondo piano.  La vera ubriacatura era data dalla vista della vigna rasata a prato,  da un gruppo di mucche che si aggiravano per i filari come in trance, da cielo azzurro che si tuffava tra i monti di Bortigiadas e il lago Coghinas, dalla brezza fredda che arrivava dal mare non troppo lontano. E la fiera semplicità di Tatiana Holler e Carlo Deperu con i quali abbiamo condiviso uno squisito pranzo sardo-bahiano nella loro casa di Perfugas e chiacchiere fitte e incrociate fino al tardo pomeriggio. E i loro vini, sorprese nella sorpresa: bottiglie impregnate di quel territorio così gonfio di bellezza. Il Vermentino Prama Dorada è un campione di tipicità gallurese con tutto l’armamentario di un  vermentino di cinquant’anni fa: profumi discreti e senza forzature, corpo e struttura con tutti gli elementi già in buon equilibrio e un’evoluzione ancora tutta da sviluppare nei prossimi anni. E i rossi pieni di carattere ed eleganza non facili da ottenere in questa parte di Sardegna. Su tutti Oberanìa del quale abbiamo avuto il privilegio di assaggiare la prima annata 2006, scoprendo un rosso di statura internazionale. Quella che segue è la conversazione-intervista a Tatiana e Carlo che si sono raccontati per noi.

Come sei arrivata in Italia?

Sono nata il 29 agosto 1975 a Sao Paulo- Brasil-  a 5 anni sono andata a vivere in Salvador e a 21 sono tornata a Sao Paulo per fare l’università di Comunicazione e Marketing. Una volta finita l’università ho deciso di fare una specie di anno sabbatico, non conoscevo l’Europa ma la sognavo da sempre. Anche mia sorella Juli si era laureata e insieme siamo partite l’11 maggio 2000 per conoscere il vecchio mondo.

Abbiamo girato le grandi capitali e alcuni angoli perduti con un zainone, dormendo negli ostelli, “mangiando” vino, formaggio e pane nelle rive dei fiumi.

In Italia il primo porto è stato Firenze, ci siamo scritte in un corso di lingua e cultura italiana di un mese circa,  pieno di americani che erano li da 6 mesi e non parlavano una parola. Con uno scarso italiano ma tanta voglia di metterci in gioco abbiamo lavorato come cameriere per finanziare altri giri.

Dopo l’estate l’intenzione era di studiare e ci siamo trasferite a Milano. Ho iniziato un corso di storia dell’arte e “camerieravo”, mia sorella si è inscritta in moda e “camerierava”. Nulla togliendo alla professione di cameriere non era per quello che ero venuta, una volta che mi sono sentita più sicura con l’italiano ho deciso di portare il mio curriculum alle case di produzioni per cercare di continuare a fare il mio lavoro di montatrice. A gennaio ho cominciato uno stage nella BRW&partners, una delle più grandi di Italia e dopo qualche mese ero già effettiva. Lì ho fatto tanti cari amici, due di queste abitavano in una specie di casa dello studente dove poi ho conosciuto Carlo che faceva la cena.

Come hai conosciuto Carlo Deperu ?

Le mie amiche hanno iniziato a pubblicizzarlo, dicevano era bravo, bello ma quando cominciava a parlare di sacrificare maialetti le signorine scappavano.

Lui preparava cene semplici e buone, mangiavamo tra amici che erano diventati famiglia. Il tavolo apparecchiato, pane, formaggio, vino e principalmente le persone intorno mi hanno ridato una casa, un nuovo luogo mio. Cosi ho conosciuto Carlo che raccontava della sua terra, con passione e saudade. Per la prima volta non ero stravolta di un colpo di fulmine, ma da un sentimento che cresceva mentre lo conoscevo. Vero e spontaneo. E sono contenta che sia ancora così.

Cosa ti manca del Brasile?

Ahhhh. La mia famiglia e amici. La leggerezza. Ci sono meno tabù, più positività. Si sorride di più.

E invece cosa ti sta dando la Sardegna?

La mia famiglia, la terra per le mie radici, la natura.

Non è stato calcolato, ma oggi dove mi trovo posso fare quello che credo e sono consapevole che è un privilegio di pochi. Per questo sono molto grata a Dio e non posso fare a meno di cercare di comportarmi bene.

Credo dal fondo del cuore che i cambiamenti veri vengono dal basso e che per andare avanti è necessario fare alcuni passi indietro. Tornare a dare valore al semplice e all’ essenziale. Rispettare ed aiutare il prossimo, rispettare e coltivare la terra, mangiare sano, bere sano, ridere, crescere i miei figli. Per me è cosi ovvio, magari lo è anche per te.

Uscire da Salvador, Sao Paulo, Milano e venire a Perfugas è stato un grosso cambiamento. Qui tutti sanno chi sei, ti mettono una targhetta, ci è voluto tempo per fregarmene. Ma ho guadagnato un orizzonte che non avevo prima.

Chi ci guarda da fuori vede una bella famigliola con la vigna vista lago e non immagina tutto il lavoro e i rischi che affrontiamo. Ma forse è meglio così, far sognare agli altri… La  vita di ognuno è piena di alti e bassi. Stiamo cercando di salire come in bicicletta, piano piano per poi fermarci in cima alla collina e guardare il panorama.

Come è nata la vostra azienda e quanto ci hai messo ad appassionarsi al vino?

La azienda è nata dalla passione di Carlo per il vino e il cibo e del suo bisogno viscerale di tornare in Sardegna.

Lui faceva musicologia nell’università di Milano e lavorava in una sala prova. Mancavano pochi esami e la tese per laurearsi e ha molato questa strada. La verità è che adorava suonare la batteria godersi la musica, ma non poteva immaginarsi una carriera come insegnante. Stava capendo che neanche come musicista avrebbe avuto un lavoro, aveva visto tanti esempi falliti dove lavorava.

Quando si sono aperte le iscrizione per la Facoltà di Agraria con specializzazione in Viticoltura ed enologia è entrato in crisi forte e come un salto nel buio si è iscritto. Non è stato facile per lui dire alla famiglia che mollava l’università dopo 4 anni…. ma lo hanno appoggiato (e lo fanno ancora),  in meno di 5 anni si è laureato con nostro figlio Francisco di un mese in braccio.

Come donne di altri tempi l’ho seguito. Il mondo della pubblicità mi stava consumando con i suoi falsi bisogni e la prepotenza di chi ha i soldi e il potere .Dovevo e potevo provare a cambiare un’altra volta.

Il vino con me c’è sempre stato, ma oggi lo vedo di una maniera più complessa e anche romantica. Le viti si allevano come un figlio, un animale. Non è come coltivare le patate o  i pomodori. Trovo questa dimensione bellissima e sopratutto vera, lavoro spesso con Carlo in vigna, vedere le viti che crescono mentre  ce ne prendiamo cura è una soddisfazione ed ogni sorso del nostro vino mi da qualcosa in più.

Con il marito viticoltore non potevo fare a meno di iniziarmi nella cultura del vino, imparare ad apprezzare e conoscere le differenze. Sto facendo il terzo livello del’AIS, adoro le lezioni, imparo tanto, ma tutto questo “giudicare senza giudicare” e mettere regole a una cosa che per me è un piacere mi scoccia un po. Ho paura di non diventare mai una brava sommelier. Staremmo a vedere.

Continuo l’intervista con l’altro padrone di casa Carlo Deperu, appassionato vignaiolo, classe 1978 e segno dei Pesci.

Carlo, che rapporto avete con la chimica in vigna? Quanto è importante per voi il rispetto dell’ambiente?

Consideriamo la nostra vigna come un figlio e per intenderci, facendo un paragone, non pretendiamo iper prestazioni bombardandolo di ormoni e farmaci, vogliamo che viva bene e a lungo. Il rispetto per le piante e per l’ambiente è fondamentale.

Viviamo la vigna, tocchiamo e respiriamo la stessa aria, sarebbe veramente stupido per una azienda artigianale come la nostra  “salvare” la pianta per ammalarci noi. Per noi il guadagno inteso come reddito è solo una conseguenza legata a una filosofia rispettosa della vita.

Le tecniche colturali adottate per le concimazioni autunnali e primaverili sono: l’uso del letame di mucca pellettato e ad anni alterni si pratica la tecnica dell’inerbimento temporaneo e del sovescio piantando  varie essenze: favino, trifoglio, fave, piselli ecc. Per quanto riguarda i diserbo interfilare abbiamo la fortuna di avere un vicino di terreno con delle mucche vecchie e mansuete che oltre a concimare mangiano l’erba senza toccare la pianta. Per la pulizia tra le piante utilizziamo un piccolo scalzatore interceppo e le rifiniture le facciamo con la zappa.

Trattamenti fitosanitari antifungini usiamo solo la poltiglia bordolese con trattamenti mirati. In base alle annate possono cambiare il numero ma ad oggi non abbiamo mai superato i 4 trattamenti annuali.

Fate molti interventi in cantina?

Le vinificazioni in rosso nell’annata 2015 sono state condotte con lieviti indigeni e l’uso di pochi grammi di solforosa per quintale  ottenendo ottimi risultati sotto il profilo organolettico. Per quanto riguarda i bianchi il lavoro di riproduzione cellulare è risultato più complesso, è stato fatto un piede di innesto allevando una piccola quantità di lieviti selezionati dalle uve del vermentino, e grazie all’uso delle temperature controllate e del metabisolfito di potassio siamo riusciti ad avere dei risultati veramente interessanti.  Per l’affinamento curiamo molto la stabilizzazione biologica con la tecnica del battonage, filtrazioni larghe pre imbottigliamento, affinamento in bottiglia e il gioco è fatto.

Progetti ?

Soltanto nel 2015 abbiamo concluso la costruzione della nostra cantina e l’annata 2015 è la prima in casa nostra, è stata dura e lunga ma ci siamo riusciti, adesso vogliamo incrementare la  produzione, anche per giustificare gli investimenti fatti, ma l’intenzione è non superare 30.000 bottiglie per continuare ad essere in grado di gestire tutto artigianalmente.

Abbiamo un progetto che che è in fase di sviluppo:  la costruzione di una piccola “pousada” (B&B) con due camere e una sala degustazione/ristorante.

Con la conclusione delle strutture cercheremmo di mettere in piedi tanti sogni. L’estate scorsa abbiamo iniziato a ricevere dei visitatori e a fare degustazioni in vigna e ci ha dato tante soddisfazioni, abbiamo apparecchiato sotto una quercia bellissima e cercavamo di far star bene la gente, è stata una fonte di reddito e di pubblicità importante.  Vogliamo che tutto sia ancora più bello e accogliente, portare la musica in vigna con piccoli concerti, corsi brevi di cucina, di potatura e allevamento per ragazzi….

3 Commenti a “TATIANA E CARLO: BAHIA-ANGLONA SOLO ANDATA”

  1. Herminio Vilaverde scrive:

    Sensibilidade à flor da pele…uma linda trajetória de vida dedicada à família e ao trabalho. Uma receita de sucesso!
    Auguri!

  2. Gabriele Palmas scrive:

    Con soddisfazione leggo questo bell’articolo su Carlo e Tatiana.La condivisione con la presentazione dello staff di Taribari e’ totale.Persone semplici dotate di una passione così forte da spingerli a vivere la viti-vinicoltura in modo diretto e artigianale. Autentici ” Vigneron “. Penso che questa categoria professionale abbia bisogno di attori come questi.Ottimi vini ed in particolare,FAMILIA 2014 IGT che a me e’ piaciuto tantissimo.Ve lo descrivo come uno di quei vini rossi prodotto da piccoli produttori appassionati capace di comunicare semplicita’ e contemporaneamente eleganza. I miei complimenti

  3. carlo deperu scrive:

    grazie Gabriele sono lusingato.

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di mille battute.


caratteri disponibili


ALTRI ARTICOLI