Scékinà & Tuvaoes: reggae psichedelico e vermentino di Usini.

8 marzo 2010  |  di Antonio Canu

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Cosa sarebbe successo se i Pink Floyd avessero registrato con Augustus Pablo nella stanza dell’echo dello studio di King Tubby? Probabilmente qualcosa di molto simile al reggae psichedelico della lunga e bellissima “Intro” del nuovo cd degli Scékinà. Giunta alla terza prova la band sassarese sembra aver raggiunto la piena maturità ed uno stile che, inglobando molti dei sottogeneri della musica jamaicana, riesce nella difficile impresa dell’originalità. Molta la carne al fuoco: roots, dub, reggae inglese della diaspora e psichedelia. E poi il jazz che, oltre a presiedere ai complicati e continui cambi di tempo, fa capolino nella splendida linea di piano elettrico disegnata da Matteo Taras nella già citata “Intro” e nel clarino dell’ospite di lusso Paolo Carta Mantiglia che scompagina il piglio tardo marleyano della bellissima “I’m Air”, nobilitata dai gioielli dei controcanti femminili di Valentina Casu e Denise Gueye che, in verità, splendono in tutto l’album. Il tiro spettacolare di “Ite Este”, che in un mondo musicale perfetto sarebbe un hit single, è l’esempio lampante dell’abilità compositiva del lìder maximo Bainzu Solinas. Altre volte il sardo logudorese aveva dato segni di straordinaria adattabilità al suono del reggae, ma mai come in questo brano dove lingua e musica sembrano nati l’una per l’altra. Il drumming “dumbariano” di Jacopo Careddu, metronomico e preciso ma capace di speziate deviazioni ritmiche, consente ai brani di cambiare repentinamente tempo in corsa e diventare, anche grazie all’appoggio del basso grasso di Matteo Rosa, canzoni che contengono canzoni. Di recente la versione degli Scékinà del reggae della nostra mediterranean jameykya se n’è andato in giro per la penisola con un mini tour che ha stupito i natty dreads italiani. Avrebbero goduto ancor di più se come noi avessero potuto abbinare l’ascolto della musica degli Scékinà ad ampi calici del Tuvaoes 2008, vermentino usinese della famiglia Cherchi. Proprio ora, ad oltre un anno dalla vendemmia, che si è fatto grasso e setoso e che vive la sua terza vita dopo l’aggressiva esuberanza della scorsa primavera e la forma perfetta della tarda estate, trova l’abbinamento ideale con il reggae degli Scékinà. Non so perchè ma abbinando il reggae sardo ad un vino finisco sempre dalle parti di tiu Billia. Sarà perchè anche i suoi vini come il nostro reggae, nettamente riconoscibili parlano sfrontatamente in sardo al mondo.

1 Commento a “Scékinà & Tuvaoes: reggae psichedelico e vermentino di Usini.”

  1. Salvatore scrive:

    Ajo ! a bo movidese a falare a kentina ki bo so isetende dai cudda die.

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