Jim Carrol è volato in cielo. Cazzi degli angeli!

16 settembre 2009  |  di Antonio Canu

jim_carroll.jpgJim Carrol è morto. Un infarto se l’è portato via lo scorso venerdì, ma la notizia è circolata solo ieri. Non so se i dischi di rock’n'roll possano davvero cambiare la vita delle persone. Posso solo dire che a me questo musicista, poeta e scrittore qualcosa dentro, un tempo in cui ero più giovane e più stupido, l’ha cambiata davvero e per sempre. Odio i coccodrilli che commemorano gli artisti scomparsi, perciò voglio ricordare questo mio angelo custode ripubblicando qui di seguito un articolo scritto nel 1993 per una rivista di carta oggi scomparsa in una rubrica che parlava di dimenticati dischi in vinile e si chiamava “Dischi da salvare”. Se dopo 15 anni, ingenuità a parte, non è invecchiato male il merito non è mio ma del disco di cui parlo. Jim, ovunque tu sia, veglia su di me e spaccagli il culo anche lì a quei bulli fighetti di merda. La mia sbronza di stasera è per te.

Dunque, c’erano Terry, Bobby, G-Berg e Georgie, Sly, Eddie, Tony, Herbie e Jody. Sono tutti morti.
Terry, 12 anni, sniffava colla: è volato giù dal tetto di casa. Bobby aveva la leucemia: aveva 14 anni ma sembrava ne avesse 65 quando è morto. G-Berg e Georgie hanno preso l’epatite, Sly ha preso una pallottola in testa. A Eddie, invece, hanno squarciato la giugulare. Herbie ha buttato Tony dal tetto del Boys Club: fatti persi volevano vedere se era vero che Tony poteva volare. Jody si è buttata sotto il metrò, un’altro si è impiccato in cella e un’altro ancora è morto la prima notte di nozze. Erano tutti amici e sono tutti morti.
Quel fantasma di Teddy, solo, suona la batteria. Due isolati più a est quel bastardo del suo migliore amico sta facendo venire la sua ragazza. Così, tanto per dimostrare che Teddy è un idiota.
Intanto la città si tuffa nella notte, maniaci con erezioni tatuate e occhi da prostituta cinese si nascondono dietro le porte. Le puttane agli incroci, vestite come spie del futuro con le labbra che splendono di sperma androide invidiano amiche che vanno via insieme a papponi con macchine con i sedili di pelliccia di coniglio.
Signori e signore, non è la trama di un romanzo di William Burroughs o di Hubert Selby Jr. nè un racconto cyberpunk di william Gibson. Non è un disco di Lou Reed o uno di Patty Smith. Non sono gli articoli di un quotidiano sui sobborghi degradati di New York. O, meglio, è tutto questo e molto di più. Sono i dischi della Jim Carrol Band.
“Catholic Boy” apre gli anni ’80 e con ermetica preveggenza ci dice dove ci porteranno. Dalle parti di “Less than zero” di Brett Easton Ellis. Solo che Jim Carrol non descrive la vita anestetizzata, violenta e inutile dei ricchi adolescenti pre (o post?) yuppies di L.A., ma la alienazione suburbana e gli amori rubati di loosers newyorkesi.
Poeta e scrittore, Jim Carrol inizia a scrivere adolescente e appena ventunenne vede pubblicati i suoi “Basketball Diaries”, scritti alcuni anni prima. Kerouac elogia i suoi scritti e lui frequenta Ginsberg e John Giorno, conosce Dylan e Patty Smith. E intanto corre per il lato oscuro della strada. Usa regolarmente eroina conducendo una vita notturna e deviante.
jim-carrol-e-ps.jpgNel 1974, a San Francisco per disintossicarsi, rinsalda i rapporti con Patty Smith che lo invita ad alcuni readings e gli fa aprire un suo concerto accompagnato dal suo gruppo. Jim eccitato dall’esperienza di rock singer mette su una sua band e nel 1980 incide “Catholic Boy”.
Il suono non è sporco, anzi è secco e nitido. Sporche sono le emozioni che trasmette. E’ il suono malato di una metropoli cancerosa. La base ritmica è metronomica; le chitarre, dure e affilate, sono rasoiate feroci e il tutto è spruzzato di synth urticanti che generano un suono livido, notturno, che nasce dove la luce bluastra dei neon illumina la sporcizia ai bordi della strada. E’, come dirà Mauro Zambellini parlando del suo terzo LP – ma sono parole che si adattano a tutta l’opera di Carrol – <<rock sintetico, duro, crudele, senza tregua. Tre/quattro minuti al fulmicotone, canzoni difficili, vere e proprie sciabolate metalliche, una ritmica dura e serratissima: rock ridotto al suo messaggio primitivo>>.
Non sono canzoni quelle di Jim Carrol, ma intense e visionarie poesie che lui interpreta spesso, più che cantando, con liriche recitate; calde, ciniche e crudelmente ironiche, incazzate ma romantiche e addolorate, intense da far soffrire, coinvolgenti fino allo spasimo, colte e complesse ma figlie bastarde della vita e dell’estetica della strada. Solo che qui, in queste pagine di musica eccitata e disperata, non si recita il ruolo del rocker maledetto, ma si rendono pubblici appunti allucinati di vita vera.
Se sogno un rocker, ora e sempre, lo sogno così. Se sogno i dischi che avrei voluto fare li sogno come questo pallido, etereo angelo drogato li ha fatti.
Privarsi dei dischi di Jim Carrol è privarsi della musica che ci tiene, ammalata e sporca e ansimante, ma viva l’anima.
Il disco da salvare questa volta non è uno ma sono tre. Oltre a Catholic Boy ci sono infatti “Dry Dreams” e “I Write your name”, entrambi imperdibili. Si trovano bucati e sottocosto. Cercateli.

E da bere abbinateci quello che volete, purchè sia molto alcolico e in grande quantità. E che la sbronza sia devastante. Che la terra ti sia lieve Jim.

5 Commenti a “Jim Carrol è volato in cielo. Cazzi degli angeli!”

  1. piero scrive:

    Ibaè Jim Carrol

  2. tt scrive:

    I was born in a pool, they made my mother stand
    And I spat on that surgeon and his trembling hand
    When I felt the light I was worse than bored
    I stole the doctor’s scalpel and I slit the cord

    I was a Catholic boy
    I was redeemed through pain
    Not through joy

    I was two months early, they put me under glass
    I screamed and cursed at children when their nurses passed
    I was convicted of theft as I slipped from the womb
    They led me straight from my mother to a cell in the Tombs

    I was a Catholic boy
    I was redeemed through pain
    Not through joy

    They starved me for weeks, they thought they’d teach me fear
    I fed on cellmates’ dreams, it gave me fine ideas
    When they cut me loose, the time had served me well
    I made allies in heaven, I made comrades in hell

    I was a Catholic child
    The blood ran red
    The blood ran wild

    I make angels dance and drop to their knees
    When I enter a church the feet of statues bleed
    I understand the fate of all my enemies
    Just like Christ in the Garden of Gethsemane

  3. michele scrive:

    gli angeli non hanno sesso antò… quindi niente cazzi!

  4. Elisabetta scrive:

    Assisto, anche un po’ incazzata, all’interesse spasmodico che generano in questi giorni le poesie della Merini, la sua vita privata e il suo umanissimo e incompreso modo di stare al mondo. La nostra cultura si occupa di poesia solo durante i funerali, e Alda diceva “La morte/ si diletta/più con le mie ossa/che con la mia anima.”
    Sarebbe bello che quando muore un poeta, un attore, uno scrittore, un cantante o un regista, quel giorno nessuna delle sue opere fosse soggetta a vendita. Al massimo in regalo…per 24 ore una tregua assoluta della monetizzazione necrofila…sarebbe, solo sarebbe lo so.

  5. Antonio Canu scrive:

    Ciao Elisabè, pienamente daccordo sul principio e in particolare sulla vicenda della Merini.
    Spero che il mio articolo su Jim Carrol non sia sembrato simile ai tanti odiosi e puzzolenti coccodrilli che si leggono quando l’arte muore.
    Infatti il motivo per cui per ricordarlo ho scelto di ripubblicare un mio articolo (datato e ingenuo) del 1993 – quando jim era ancora vivo e vegeto e pensante e poetante, impermeabile alle mode e alle “tendenze” – era proprio questo: non sembrare come uno dei becchini di Alda Merini.
    Spero di esserci riuscito. e grazie comunque perchè ogni tanto ci vieni a trovare

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