Il mare, infinito vivente. E resistente!
Succedono cose strane. Ad esempio che alcuni stimati professionisti sassaresi appassionati di immersioni e fotografia subacquea diano vita ad una associazione, Acquamarina, composta da personaggi che uniscono, istituzionalmente, una straordinaria serietà professionale negli abissi ad una goliardia gaudente ed edonista (anche, anzi soprattutto, quando si pratica il cibo ed il vino) quando le stesse persone passano sulla terra, leggere. E capita che tale passione di fotografare il meraviglioso non visto ai più che sta in fondo al mar, diventi anch’esso strumento di godimento, anche per chi fa il bagno solo dove tocca e in vita sua ha visto solo patelle. Succede poi che le loro foto subacquee diventino splendida mostra itinerante, insieme emozionante esposizione degna di un museo di arte contempornea e strumento didattico ed educativo per centinaia di scolari. Poi il tutto diventa un libro, confezionato con cura maniacale, di qualità eccelsa: “Il Mare, l’infinito vivente”. E succede che questo libro venga mandato, quasi per gioco, a concorrere alla XXXV edizione del prestigiosissimo Festival Mondiale dell’Immagine Subacquea che si svolge ogni anno ad Antibes. E succede infine che tale libro vinca il primo premio nella sezione “Le Livre Et La mer”, ovvero il premio mondiale più ambito per un libro di immagini subacquee.
Andrea Grimaldi, Felice De Angeli, Pier Vanni Depperu, Luciano Gutierrez, Alessandro Sirigu e il Charles Bronson dei mari Toto Porcu, con la guida spirituale di Jules Verne, riscrivono con le loro foto il senso filosofico del cogliere l’attimo irripetibile. Infatti, come ha ben detto il professor Giancarlo Carrada, biologo marino che ha presentato il libro al pubblico nei giorni scorsi, il mare non ha memoria, il mare dimentica la sua storia nel suo farsi.
Sulla terra, salvo eventi catastrofici e talvolta anche in quel caso, lo sguardo costruisce e ricostruisce la memoria, riesce a vedere in un luogo il farsi di tale memoria in una stratificazione tangibile che, pur mutando, lascia i suoi segni. Nel mare no, tutto muta in continuazione. Immergendosi nello stesso posto a distanza di minuti tutto è passato, tutto è mutato, non si ripeterà nè sarà più uguale nel liquido marino in esodo perenne. Rocce escluse ovviamente, ma quelle non sono mare, sono terra allagata.
Ecco perchè questo libro, queste foto, al di là della perfezione tecnica e della strabordante bellezza, al di là del mostrare ciò che la maggior parte di noi non vedrà mai, danno quello strano senso di smarrimento, di sbilanciamento, di vibrazione interiore, di filosofica malinconia che deriva dalla percezione che i 6 fotografi sono riusciti a trasmettere. E cioè che anche loro quello che hanno visto e bloccato nelle fotografie non lo vedranno mai più. Non così.
Un irriducibile gioia viene da questo libro che va al di là del piacere, pur immenso, della visione. Quella di chi sa che anche in un mondo dove i mercanti di vita – le multinazionali che brevettano i codici genetici di piante medicinali e alimentari che poi pretendono di far pagare a chi le coltiva da secoli - e i loro servi al potere, non potranno aver ragione di ciò che sempre muta e si muove. La biodiversità marina, di cui questo libro offre un frammento lucente ci dice che loro, i bastardi mercanti di vita, non ce la faranno col mare, infinito vivente.
19 novembre 2008 alle 20:45
un lavoro meraviglioso, nonostante Kriminal!
20 novembre 2008 alle 18:12
Montalbano sono e a me quel tale con la testa grande che si vanta di essere il mio sosia, non mi somiglia penniente!!