Del mangiare e cantare come atti politici: il cibo e la musica resistente di Claudia Crabuzza

4 dicembre 2014  |  di Giovanna Bonu

Claudia al Tenco (abito di Alessandra Mura)

Claudia Crabuzza è una vecchia conoscenza di Taribari. La sua Botteghina, come i suoi lavori discografici hanno sempre trovato ampio spazio su queste pagine. Per le scelte di paradigmi comuni su ciò che il cibo rappresenta e di sovversione delle catene di distribuzione e commercializzazione. E per i suoi progetti musicali di contaminazione.
Scegliamo di iniziare la nostra chiacchierata da un evento molto importante. Claudia è stata tra i protagonisti della 38° edizione del Premio Tenco, la rassegna della canzone d’autore dedicata quest’anno alle Resistenze.

Taribari - Raccontaci te su quel palco. Che pezzo hai portato. Perché lo hai scelto.
Claudia – Non mi aspettavo questo invito, anzi, speravo di poter rientrare prima o poi nella rosa dei candidati alle Targhe Tenco con un mio disco. Mi hanno preceduto invece, invitandomi come ospite, e come puoi immaginare è stata una gioia ancora maggiore. A pochi minuti dall’ingresso sul palco credevo che mi venisse un colpo! Invece tutto sommato ho retto bene l’emozione e mi sono goduta l’accoglienza del teatro del Casinò, che è molto raccolto e caldo, e di un pubblico che è fatto di amatori veri della musica d’autore e di molti addetti ai lavori. Quindi un pubblico preparato ed esigente. Ho sentito molto la responsabilità di fare bene la mia parte per la fiducia che mi hanno dato, e per il pezzo che mi hanno affidato, Venham mais cinco, di Zeca Afonso, portoghese autore dell’inno della Rivoluzione dei Garofani. E’ un pezzo di lotta, ma molto diverso da quelli che conosciamo. E’ basato sul suono, sulla musicalità, forse più che sulle parole. Come nelle canzoni dei maggiori autori portoghesi di quel tempo, c’è un’allegria, una levità di fondo, che accompagnano i temi più duri. Non era un pezzo facile quindi, non è vicino al mio modo di sentire, spero di averne fatto una versione interessante.

Taribari – E’ un bel riconoscimento per la tua carriera.
Claudia - Di certo è un sogno realizzato. Spero che porti altre sorprese, che mi serva per cantare in altri ambiti di alto livello, come è il Tenco. E’ un piacere quando succede di entrare in contesti così importanti, da speranza per un mestiere che ha perso nel tempo molti spazi e molto riconoscimento, come è accaduto a tutto il settore della cultura e dell’arte.

Taribari – Quali sono i ricordi e le persone che porterai sempre con te?
Claudia -  Sono stati due giorni intensi! Mi ha colpito la burbera attenzione di Sergio Sacchi, che mi ha voluto tra gli ospiti, la dolcezza di Sergio Staino e di sua moglie Bruna (che è proprio l’originale della moglie di Bobo!). Alessio Lega, che ha tradotto in italiano il pezzo che ho cantato e la band che mi ha accompagnato sul palco, grandissimi musicisti con cui mi sono sentita subito in sintonia perfetta. C’è stato poi un abbraccio emozionante con Gaetano D’Aponte, il padre di Bianca, cantautrice scomparsa dieci anni fa a cui lui dedica un bellissimo premio ad Aversa.

Taribari – A questo proposito è successo qualcosa di magico. Racconta.
Claudia – Io ho portato in sala stampa una versione in algherese di una canzone di Bianca, che entrerà in una raccolta voluta dal Tenco, alla chitarra c’era il cantautore catalano Enric Ernaez, l’ambiente sembrava poco adatto, neon, giornalisti scafati, una lunga conferenza stampa, ma la forza di quella canzone è arrivata come una piccola esplosione: un applauso enorme, tra le seggiole qualcuno che piangeva! E Gaetano è venuto a ringraziarmi e mi ha stretto fortissimo. Il Tenco poi ha il potere di mettere insieme un cast di mostri sacri e servirteli con leggerezza durante le sue serate. Così mi ha dato la possibilità di vedere dal vivo José Mario Branco, l’arrangiatore originale della canzone che ho cantato, e di sentire le sue meravigliose composizioni. Ho ritrovato poi un Vinicio Capossela in splendida forma, sia sul palco che fuori. Tanti concerti e tanti artisti indimenticabili.

Taribari – Ti abbiamo vista insieme a Maria Cristina Diaz Ferrè, la moglie del grande Leo Ferrè. E’ stato importante come lo sarebbe stato per me?
Claudia – E’ una donna bellissima, con una presenza imponente e uno sguardo pieno di amore. Abbiamo scambiato solo qualche parola insieme a Sergio Staino. Avevo già parlato con lei in teatro ma non sapevo che fosse la moglie di Ferrè! Mi perdonerai?
Taribari  – Si. Se mi canti la canzone di Bianca solo per me la prossima volta che vengo alla Botteghina!

Taribari - Quest’anno il premio era dedicato alle Resistenze. Le Resistenze storiche. E quest’ anno è anche l’anniversario di una resistenza che credo molto importante per tè, che ami il Messico, che ti ha dato tanto nel tuo percorso musicale. Parlo dei 20 anni dalla fondazione dell’Ezln.
Claudia
– Si, è la resistenza in cui mi sono riconosciuta di più. Una rivoluzione dal basso, che ha avuto la pazienza di coinvolgere tutti, di sentire il parere di tutti, seguendo i tempi delle assemblee tradizionali degli indios. Non lavorano per maggioranza ma per unanimità, sino a che non sono convinti tutti non prendono decisioni! E’ un processo lungo, ma che ha portato risultati concreti evidenti. In un Paese devastato da guerre tra narcos, iniquità, povertà, le comunità zapatiste hanno recuperato prima di tutto la dignità delle persone e numerosi diritti che non esistevano, le scuole, gli ospedali, la difesa delle culture e delle lingue originarie. E’ una resistenza che ha fatto da modello per tutta la svolta movimentista dell’America Latina.

Taribari – La tua resistenza “contadina” la fai vivere anche nella tua Botteghina. Le scelte del cibo e le proposte di intrattenimento del tuo piccolo ristorante ad Alghero sono direttamente collegate a quella visione del mondo.
Claudia
– La Botteghina è una mia manifestazione artistica e politica, prima che un posto dove si mangia! Ho scelto da sempre di proporre solo prodotti locali e stagionali, e quando si parla di caffè, cacao e zucchero, viene tutto dal commercio equo e solidale. Credo che la vera risposta che ognuno di noi può dare sia quella da consumatore, che ha molto più valore di quella da elettore. Ogni giorno possiamo scegliere se favorire la grande distribuzione o le piccole produzioni locali, che non producono trasporti, inquinamento, né sfruttamento intensivo della terra e dei lavoratori. Io ho trasferito queste scelte che facevo già singolarmente sul ristorante, ottenendo così un risultato più ampio, non solo nelle quantità, ma soprattutto sul piano della cultura della scelta. Chi viene, spesso si trova spaesato per l’assenza di bevande o di cibi che è abituato a consumare ogni giorno, o per esempio dello zucchero bianco, che non è mai entrato alla Botteghina. Sono costretti così a provare un modo diverso di bere e di mangiare e si appassionano e iniziano a fare scelte differenti.

Taribari – Anche per il 2015  la Botteghina  è stata confermata nella prestigiosa guida Slow Food Osterie d’Italia.  Mangiare bene, con responsabilità e cura sta diventando una scelta sempre più condivisa o è ancora lungo un percorso di consapevolezza collettiva?
Claudia
– I nostri clienti che vengono da grandi città italiane ed europee sono già molto consapevoli. Più lento è il processo per i clienti locali, che nonostante l’altissimo livello culinario in casa, sono abituati ad un’offerta della ristorazione piuttosto mediocre e poco curata. Il momento critico economico poi non aiuta, anche se io penso che sia meglio mangiare fuori meno spesso ma meglio. Ci arriveremo poco a poco. Di certo ho notato con piacere che l’esperienza positiva della Botteghina ha spinto più di un ‘concorrente’ a provare la strada della qualità, e credo che nel giro di breve tempo sarà l’unica possibile, anche a livello globale, fosse solo per una questione di carenza di materia prima e per la necessità di riequilibrare tutti i sistemi economici e alimentari. I fenomeni come il consumismo senza criterio e l’usa e getta sono destinati a chiudersi.

Taribari – Torniamo al tuo percorso musicale. In questi ultimi anni sembra guardare in direzioni diverse.  Sei tornata un po’ a casa con Cuore e il bellissimo lavoro su Pino Piras “Un home de pais” realizzato con Claudio Gabriel Sanna (rimandiamo alla recensione di Taribari) e  hai vinto il Suns 2012, il premio europeo della canzone minoritaria con “Que triste que es la tarde”. Dove sono i volti dei nomadi e le loro tracce nei sentieri polverosi? Ce li racconterai ancora?
Claudia – Chi lo sa? Per ora ho in cantiere un lavoro ancora più intimo, più vicino a casa, perché ho composto dei brani in algherese e si stanno trasformando in un disco. La vita delle canzoni segue quella privata, il fatto di avere tre bambini mi tiene più vicina a storie familiari, di ‘casa’. Mi sono proposta però nei prossimi anni un lungo viaggio nelle mie terre amate, Messico, Cile, Argentina. Vedremo se ci riuscirò e se arriveranno altre storie da raccontare, di quelle con la polvere delle strade sterrate.

Taribari – Ci hai raccontato anche di Victor Jara in un tuo libro pubblicato nel 2012. Victor e altri umani. Quanto ha pesato la sua storia e la sua musica nella tue scelte artistiche?
Claudia - Adoro il cantautorato, le canzoni fatte di parole pesanti, spesse, la musica ridotta al minimo. Mi ha incantato questo in Victor Jara, ma anche il suo percorso limpido e coraggioso, mai scontato, l’influenza della musica popolare, dei ritmi originari, le storie di casa sua, di operai e contadini. E’ stato una vera illuminazione per me, insieme ai suoi maestri Violeta Parra e Atahualpa Yupanqui, sul piano musicale ma forse ancora di più su quello umano. Sono convinta che ci debba essere coerenza e verità in chi propone questa penetrante arte della canzone, altrimenti non funziona, non si raggiunge il cuore. Mi piacerebbe portare in giro ancora l’omaggio a tutti questi meravigliosi autori che ho fatto insieme a Caterinangela Fadda, chitarrista classica di Siligo che da qualche anno vive a Barcellona. Con lei è sempre una grande emozione, prima o poi ci rimetteremo al lavoro.

Taribari – Che fine avete fatto Chichimeca? Tornerete?
Claudia – Con Fabio Manconi e Andrea Lubino ripartiremo a gennaio con alcuni concerti in cui racconteremo il percorso dei Chichimeca nei tre dischi che abbiamo pubblicato, insieme ad alcune cover del nostro cuore. Sarà una formazione in trio, come era all’origine, completamente acustica, per tornare alla radice delle nostre canzoni. Vi darò più notizie attraverso il mio blog claudiacrabuzza.com

nella foto Claudia Crabuzza al Tenco (abito di Alessandra Mura)

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