Maìa. Gallura che strega.
VERMENTINO DI GALLURA DOCG “MAIA” 2012
Azienda Agricola Siddura – Luogosanto (OT)
Venerdì 13 Settembre scorso c’è stato a Sassari il Festival del Vermentino. Un evento che era un po’ mostra-esposizione, un po’ festa del vino, un po’ rimpatriata tra amici che non si vedevano da un po’. Ventuno produttori da ogni parte della Sardegna con una trentina di diverse interpretazioni di vermentino tutte di livello enologico altissimo. Essendo io coinvolto in prima persona nell’organizzazione dell’evento non ho avuto il tempo di assaggiare neanche la metà dei vini presenti e, solo sul finale di serata, ho preferito dedicarmi a quelle poche bottiglie che per me erano novità assolute tra le quali il Vermentino di Gallura “Maìa” di Siddura. Chi mi conosce bene sa che nell’assaggiare un vino non mi accontento più della perfezione dal punto di vista enologico ma cerco quella scintilla in più data dal miscuglio di racconto, sogno, evocazione che non tutti i vini sono in grado di darti per quanto belli ed equilibrati. Nella aristocratica semplicità del Maìa ho trovato questa miscela di fattori che scatenano emozione ed appagamento e che fanno diventare un vino da grande a grandissimo. Essendo gallurese, e quindi cresciuto con quei sapori e profumi, è stato un piacevole cazzotto allo stomaco trovarmi in bocca un vermentino che ha risvegliato in me ricordi di più di trent’anni fa, quando ancora adolescente mi avvicinavo al vino che allora voleva dire solo vermentino. Un vino in stile anni 70/80 quando ancora la principale preoccupazione dei vignaioli non era il marketing ma riportare nel vino il racconto di un territorio.
Il colore è un giallo paglia pieno e lucido con nuances citrine e grande densità. Il naso è piacevolmente vintage con tutto il corredo olfattivo più tipico del vermentino gallurese: sulla base della classica mela gialla matura sviluppa suggestioni di ginestra selvatica, elicriso e qualche nota minerale che inizia a fare capolino per diventare presumibilmente caratterizzante fra un annetto. In bocca esplode sgomitante e senza compromessi. Largo, rotondo, scorrevole dentro un trama di lana pregiata. Sapidità e freschezza che interagiscono per chiudere il cerchio di un vino già armonico ma in piena evoluzione e che promette ancora tante cose per i prossimi anni. Lo collocherei a tavola in un ampio spettro di accostamenti che vanno dai brodi di pesce piccanti al tonno alla griglia, passando per pecorini di media stagionatura e agnello in umido al finocchietto; anche dessert non troppo dolci e frutta secca.
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