Archivio della Categoria Canzoni ubriache

Elogio della bellezza alloctona: Paolo Angeli e Gianfranco Manca, artisti sulla terra.

28 giugno 2013  |  di Antonio Canu

È come se John Cage, Harry Partch e George Melies avessero costruito insieme lo strumento musicale dei loro sogni. Magari con la consulenza di Fred Frith, di Giovanni Scanu e l’esperienza di cordami di bordo di un vecchio pescatore. Questo è la chitarra sarda preparata, inventata, costruita, modificata e suonata da Paolo Angeli. Musicista-compositore e strumento che insieme – come ho già detto e ripeto – dovrebbero essere, al di la delle meraviglie musicali che producono, patrimonio dell’umanità. (continua…)

Genio senza fine: l’abbracciacio di Caetano e la birra di Petretto

25 marzo 2013  |  di Antonio Canu

Caetano Veloso ha rivoluzionato la musica popolare brasiliana con il Tropicalismo, ha interiorizzato la grande musica pop e rock angloamericana con cui ha contaminato la lezione della bossa nova, ha brutalizzato la tradizione riconsegnandosi poi al samba con purezza estrema. È stato arrestato e poi esiliato durante il periodo della dittatura nei primi anni ’70 e, durante l’esilio londinese, ha prodotto due dischi meravigliosi uno dei quali, “Transa”, è uno dei migliori album psichedelici di tutti i tempi.

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The sweet and the sour: Beeside & scotch ale.

4 aprile 2012  |  di Antonio Canu

Il sogno di ogni oscuro giornalista musicale è quello di poter incappare un giorno in un musicista che gli permetta di poter affermare di aver scoperto qualcosa di speciale, di avere la possibilità di replicare il famoso <<ho visto il futuro del rock’n'roll, il suo nome è Bruce Springsteen>> che diede a John Landau fama imperitura.
Beh l’altra sera a Sassari, nella cantina della libreria Odradek dove Federico Pazzona presentava il suo primo cd “Mood Spirals” pubblicato con il moniker Beeside, non so se ho visto il futuro tanto da poter presagire per lui qualcosa di grande. (continua…)

Ascoltate, bevete e ribellatevi. Lux e Prosecco Costadila

20 marzo 2011  |  di Antonio Canu

Finalmente anche Sassari e la Sardegna hanno il loro gruppo folk postindustriale per il terzo millennio. Roba spiritata, da sito industriale dismesso e inquinato, da città deturpata all’epoca del bioprecariato nella quale sono la vita e l’affettività a essere assoggettati al capitale prima e più del lavoro. La reazione feroce ad “una generazione di codice a barre” dove “il cazzo di gomma cerca la fica di plastica”.  Si chiamano LUX e sono Luca Usai alla voce e alla chitarra acustica e Matteo Anelli al cajon.

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