Pellizzas! magia pattadese…
UN SABATO DI ARCHEOLOGIA ALIMENTARE (PRATICA) IN CANTINA
Sabato scorso, otto di novembre, sono stato a Oliena in occasione dell’interessante Convegno dal titolo “L’Agroalimentare nella civiltà nuragica” organizzato dalla Cantina Gostolai e popolato di autorevoli relatori; mi rendo conto che i temi annunciati nelle locandine dei convegni fanno paura e lasciano presagire reazioni da dose letale di morfina;
vi dico invece che i vari argomenti trattati, oltre a non annoiare il folto pubblico, hanno messo in risalto quanto l’archeologia enogastronomica sta aiutando a capire le dinamiche identitarie e l’evoluzione del modo di stare a tavola dei popoli. Ma non è il resoconto del Convegno che in realtà vi voglio fare, ma di alcuni indimenticabili momenti di allegria passati nel dietro le quinte con una banda di pattadesi impegnati a preparare il loro piatto bandiera che sono le Pellizzas. Cosa sono le Pellizzas? Se le assaggiate senza saperne niente, e se son fatte con gli ingredienti giusti e di grande qualità, vi potrebbero sembrare niente di più che un ottimo piatto di pasta fatta in casa…
ma in realtà la bellezza di questa preparazione va ben oltre il risultato finale e gira intorno alla ritualità della realizzazione. Gli ingredienti sono semplici: farina di semola di grano, acqua e sale (ho letto qualche ricetta che prevedeva 2 uova per chilo… mah!). L’impasto va lavorato a lungo e molto energicamente stando bene attenti a centrare la quantità di acqua che, se fosse troppa, rischierebbe di inficiare l’uniformità della cottura finale. Dopo il canonico riposo della pasta in luogo fresco, le persone incaricate della cottura, dopo aver preparato delle strisce cilindriche di pasta, si dispongno davanti a “Su labiolu”, un pentolone di rame con l’acqua che bolle e, ecco la magia de Sas Pellizzas, staccano con illusionistica velocità dei pezzi tutti uguali di pasta e, dopo averla appiattita con le dita, la buttano direttamente nel bollente. In circa dieci minuti, grazie alla perfezione dell’impasto, le prime e le ultime pellizzas hanno una cottura praticamente uniforme e sono pronte per essere condite con pomodoro e pecorino o, come si faceva un tempo, con il sottoprodotto dell’affioramento della panna del latte chiamato Ozzu Casu.
Che dirvi? dopo aver assistito alla preparazione, imboscato da alcuni momenti importanti della conferenza, ho mangiato un piatto che profumava di antico e di sardo. Buone Buone Buone. Viva Pattada (pur avendo alcuni pessimi biglietti da visita tipo kanu e arcadu… scherzo!) e viva le pellizzas.
10 novembre 2008 alle 18:00
Caro Piero beato, è da un pò che non mangio le mie adorate Pellizzas, uno dei miei piatti preferiti in assoluto. A Pattada pochi mesi fa si è svolta una vera e propria gara di Pelizzas nella quale ogni gruppo di “pellizzajos” ne preparava una versione tradizionale ed una variante seguendo la propria fantasia. Pare fosse un vero delirio… dovremo andarci alla prossima edizione!
10 novembre 2008 alle 20:28
Si si andiamoci; io sono rimasto folgorato dal sapore di grano della pasta e da quella consistenza decisa e morbida allo stesso tempo; persino il sugo nella sua semplicità era stato fatto magistralmente e lo stesso pecorino era una meraviglia… Poi con Zizzigheddu alla mescita…che spettacolo! Se vuoi un resoconto attendibile del convegno non devi rivolgerti a lui ma,,, neanche a me!
23 agosto 2010 alle 21:54
Sas pelizas
Simula ‘ona chin aba e sale ebia,
sueta meda chin folza e alegria
agiunta solu ‘e sale in sa labia..
…
cando su bullu pared che ou in fria,
mi ponzo in sos suilcos s’impastu
ca’ finzas su suore est bona cria,
comintzo a pitzigare chen’ arrastu
chel’ eto chin ardore e chin lestresa
gito su bratzu como duru che crastu
sa ricupessa est manna e bene resa.
Intantu leo sa bagna apena fata
chin d’una taz’ e inu pro s’atesa,
de peta e caza e bona sa pumata.
Che ponzo totu cantu in s’ajoneda.
a fine b’eto casu a rata rata.
Est totu cantu prontu in ramaneda,
ponimus s’ armonia e s’ apetitu
bufende chin saludu e vida meda.
29 agosto 2010 alle 15:15
che bella poesia!!!!!! complimenti!
20 dicembre 2012 alle 15:28
Con mio grande dispiacere, purtroppo, solo oggi scopro questo meraviglioso paradiso, e la cosa strana è che lo trovo mentre curioso quà e là cercando di trovare qualche bottiglia di birra hardy’s ale, non è strano?
Cosi incuriosito entro nel vostro mondo e scopro che ci sono delle cose a dir poco interessanti per un amante della cucina tradizionale sarda, fermamente convinto che la stessa ha bisogno di persone come voi capaci e volenterose della giusta innovazione senza tralasciare i caposaldi, tra i mendri del sito poi trovo anche le Pellizzas, che io personalmente definisco la pasta dei bambini molto amata dagli adulti, leggendo pezzo da bulteino che sono, non posso che rinverdire l’antico dissidio, ma le Pellizzas sono di Bultei o di Pattada? campanilismo puro! ma chi se ne frega sono buone e basta, e vederle elogiate da voi non può che farmi piacere.
P.S. uova? Assassini…….
7 marzo 2015 alle 23:35
[...] da due produttori di Ussana e Senorbì). Cosa sono le pellizzas fatevelo spiegare dal mio amico chef Piero Careddu, che io sono brava solo a [...]
18 novembre 2016 alle 16:54
[...] Quest’operazione va fatta con una certa velocità. Foto 2 e 3 blog Taribari.org [...]